
La normativa sulla privacy potrebbe rendere più complicato anche mettere un semplice «like» sulle pagine di Facebook, impattando di conseguenza sul sistema di strategia che molte aziende che vendono sul web hanno adottato sino ad oggi.
Questo è quello che lascia prevedere la sentenza con cui la Corte Ue ha deciso sulla causa C-40/17, stabilendo che il gestore di un sito internet in cui è possibile cliccare sull’icona «like» può essere ritenuto responsabile della raccolta e della trasmissione dei dati personali dei visitatori insieme con Facebook.
Il tutto parte in Germania, dove un’associazione di consumatori (la cui legittimazione ad agire è stata confermata dalla Corte) aveva contestato a un’azienda di abbigliamento che vende online la trasmissione dei dati personali senza il consenso degli interessati e senza informare questi ultimi sui loro diritti in materia.
In altri termini, al momento in cui si cliccava su «like», non appariva alcun messaggio che descrivesse le conseguenze di tale azione sulla protezione dei dati personali e ne tantomeno ne chiedesse il consenso.
Secondo la Corte, l’azienda non può essere considerata responsabile del trattamento dei dati effettuato da Facebook dopo la trasmissione, ma può e deve rispondere delle operazioni di raccolta e conseguentemente di trasmissione a Facebook.
Molto verosibilmente l’azienda e Facebook sembrano decidere “congiuntamente” motivi e finalità della raccolta e della trasmissione.
Fonte: Il Sole 24 Ore